La gestione dei rifiuti abbandonati in condominio si conferma una questione di primaria importanza per la vita comunitaria.
Oltre ai problemi di natura estetica e ambientale, l’abbandono incontrollato di rifiuti può provocare conseguenze legali di rilievo sia in ambito civile che penale, soprattutto alla luce delle più recenti modifiche normative introdotte nel 2025. Vediamo nel dettaglio come affrontare correttamente questa problematica, quali sono le responsabilità e quali strumenti normativi possono essere attivati per contrastare il fenomeno.
L’abbandono di spazzatura in condominio rappresenta un problema frequente e complesso, che spesso deriva da comportamenti incivili o da una scarsa conoscenza delle regole di gestione dei rifiuti. Tale condotta compromette non solo l’aspetto estetico degli ambienti condivisi, ma genera anche disagi significativi come cattivi odori, proliferazione di insetti o animali, e potenziali rischi per la salute.
Le tipologie di abbandono più comuni sono due: da una parte, i rifiuti lasciati impropriamente dagli stessi condomini in aree non autorizzate o in mancanza del rispetto delle modalità di raccolta previste; dall’altra, la spazzatura gettata da soggetti estranei, ad esempio passanti o persone non residenti, che depositano rifiuti oltre le recinzioni dello stabile, sporcando cortili e giardini condominiali.
Oltre all’impatto immediato sulla qualità della vita, la presenza di rifiuti abbandonati può comportare responsabilità civili e penali per i soggetti coinvolti, oltre a danneggiare in modo permanente il patrimonio comune.
Normativa vigente e ruolo degli strumenti condominiali
Il contrasto all’abbandono dei rifiuti in condominio si basa su un quadro normativo articolato, che comprende sia il regolamento condominiale che le disposizioni del Codice Civile e del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006), recentemente aggiornato dal D.L. 116/2025 in attesa di conversione in legge.
Il regolamento condominiale e l’amministratore
Il regolamento, sia assembleare che contrattuale, costituisce il primo strumento per la gestione degli spazi comuni e può contenere norme precise sul corretto utilizzo dei contenitori per la raccolta differenziata, nonché sulle modalità di smaltimento. Ai sensi dell’articolo 70 delle Disposizioni di Attuazione del Codice Civile, il regolamento può prevedere sanzioni pecuniarie fino a 200 euro per singola infrazione e fino a 800 euro in caso di recidiva.
L’amministratore di condominio ha il compito di vigilare sul rispetto di tali norme, intervenendo con richiami, avvisi o segnalazioni all’assemblea per l’adozione di eventuali sanzioni. Inoltre, può promuovere l’installazione di sistemi di videosorveglianza autorizzati, sempre nel rispetto della normativa sulla privacy (GDPR), per documentare eventuali comportamenti illeciti.
Disposizioni del Codice Civile
Il Codice Civile disciplina l’uso delle parti comuni (art. 1102), vietando comportamenti che ne modifichino la destinazione o ne impediscano l’utilizzo agli altri condomini. L’abbandono di rifiuti in spazi non autorizzati contravviene a questi principi e può essere oggetto di azioni civili.
L’articolo 844 regola le immissioni moleste, come odori provenienti dalla decomposizione dei rifiuti, che non devono superare la normale tollerabilità. In caso di disturbo, i condomini possono rivolgersi all’autorità giudiziaria per ottenere provvedimenti restrittivi e risarcimenti danni, come previsto dagli articoli 2043 e 2051 del Codice Civile. Anche l’amministratore può essere ritenuto responsabile se non interviene tempestivamente per limitare i danni.

Rifiuti abbandonati: profili penali e interventi delle autorità(www.colornews.it)
Dal punto di vista penale, il recente decreto legislativo ha rafforzato le sanzioni relative all’abbandono e alla gestione non autorizzata di rifiuti, che possono configurare reati ambientali anche in ambito privato, come nel caso dei condomini.
L’articolo 192 del D.Lgs. 152/2006 vieta l’abbandono di rifiuti al suolo, mentre l’articolo 256 sanziona la gestione illecita, prevedendo pene da 6 mesi a 3 anni per rifiuti non pericolosi e da 1 a 5 anni per quelli pericolosi (ad esempio oli esausti, batterie).
In presenza di rifiuti speciali o situazioni di rischio ambientale o sanitario, è necessario coinvolgere le autorità competenti:
- Polizia Municipale o Carabinieri per le verifiche e verbalizzazioni;
- ARPA o ARPAT per la tutela ambientale;
- ASL per il rischio sanitario.
La normativa prevede inoltre la possibilità di applicare sanzioni amministrative e penali in caso di danni ambientali, con pene fino a 5 anni di reclusione.